I due discepoli di Emmaus

Un’icona di relazione e di accompagnamento per le giovani coppie della Parrocchia “Madonna

delle Lacrime”di Trappeto

di Anna Deni e Pippo Palermo

Nel numero 3/2008 della Rivista le testimonianze di alcune coppie di sposi che, dopo il percorso di preparazione al matrimonio, continuano insieme a partecipare ad incontri di pastorale familiare hanno suscitato nei lettori il desiderio di conoscere da vicino il loro cammino.

In tanti anni le proposte di approfondimento sono state diverse e non è semplice descriverle con sistematicità. Il nostro itinerario ha come obiettivo la costruzione del progetto di coppia e la finalità degli incontri è quella di aiutare le coppie a crescere nell’amore alla luce della Parola di Dio. Ci incontriamo ogni quindici giorni e, in un clima di semplicità, di accoglienza e di famiglia, privilegiamo non una riflessione teorica e astratta ma l’esperienza e la condivisione dei vissuti. Pertanto il taglio è concreto, fatto dell’ovvio, delle piccole cose, sapute e conosciute e proprio perché ovvie e piccole, tante volte date per scontate. Noi siamo convinti che ciò che cambia una persona è fare esperienza, per cui apprendiamo per contagio di vita. Nessuno si sente costretto a condividere, tutti sono esortati a farlo.

Gli elementi necessari per costruire il progetto di vita della coppia sono scelti insieme dopo una attenta analisi e valutazione dei bisogni. Per esempio, mettere a fuoco l’attenzione reciproca sui comportamenti, in modo che la relazione sia gratificante per la coppia, ha consentito di vincere abitudini personali che in qualche maniera ostacolavano l’intesa. Oppure rivedere le modalità del dialogo per esprimere pensieri, sentimenti, bisogni e contemporaneamente avere la reciproca disponibilità di ascolto per una comunicazione efficace. Ancora, il desiderio di cercare soluzioni soddisfacenti individuando il punto di mezzo dove entrambi i coniugi possano realizzare le proprie aspirazioni e si sentono apprezzati e valorizzati per superare i conflitti.

Quando poi sono arrivati i figli e le coppie hanno dovuto dedicarsi alla loro cura, hanno sentito maggiormente il bisogno di ritrovarsi e confrontarsi e nonostante le ovvie difficoltà di organizzazione. Il cammino verso la conoscenza, l’accettazione e la valorizzazione dell’essere rispettivamente uomo e donna con proprie caratteristiche e sensibilità sta a poco a poco portando ciascuno ad avere una capacità maturata nell’esprimersi sentimenti e attenzione, sensazioni, affetti ed emozioni nel rispetto di sé e dell’altro. Per trattare il tema del dialogo ci siamo avvalsi di una proposta di padre Romolo Taddei, partendo dal racconto dei due discepoli di Emmaus (Lc 24,13-16), con l’obiettivo di aiutare le coppie a rivedersi, a compiere gli stessi atteggiamenti di Gesù nei confronti dei due discepoli. Confrontandoci con i due discepoli ci siamo interrogati su quale fosse il loro stato d’animo, il loro atteggiamento. Sono delusi, sconfortati, tristi, litigiosi ed aggressivi. Le loro aspettative non si sono realizzate. Il loro atteggiamento non è quello della comprensione, ma della divisione: parlano, ma non si capiscono, gridano e non si ascoltano, si sentono soli. Sono incapaci di riconoscere quel viandante che si unisce a loro: sono troppo centrati sul loro dolore, sono troppo presi da se stessi. Ce li sentiamo vicini. Nasce forse una simpatia nei loro confronti. Le loro strade si intrecciano con le nostre, le loro storie sono tanto simili alle nostre.

Il loro camminare senza sosta, la loro tristezza ci appartiene, ci tocca e ci coinvolge, la loro cecità è simile alla nostra. Come i due discepoli di Emmaus anche noi, a volte, siamo tristi e appesantiti, confusi e soli, disorientati, con tante contraddizioni, con sogni delusi e spezzati. Anche noi siamo in cammino, alla ricerca; anche noi fuggiamo da noi stessi, dal nostro inquieto e salutare domandarci: Chi siamo? Dove andiamo? Per chi e per cosa viviamo? Qual è il senso della nostra vita? Chi e che cosa cerchiamo? Ci fermiamo per una riflessione personale alla quale segue il dialogo in coppia e le risonanze in gruppo senza però comunicare ciò che si è detto in coppia. Ciascuno viene, infatti, invitato a dire come si sente e cosa significa mettersi in cammino, non con l’atteggiamento della fuga, ma con l’animo di chi vuole intraprendere un viaggio di trasformazione e guarigione. Noi ringraziamo il Signore per il dono di queste giovani famiglie che sanno mettere in circolo le ricchezze spirituali che posseggono, che provano la gioia della dinamicità, della capacità di sapersi rinnovare, anche se ci possono essere delle preoccupazioni.

La loro sensibilità religiosa che si esprime con la coerenza alla motivazioni più profonde che sorreggono la coppia e la famiglia è per noi motivo di gioia.