"Nel Cuore della Chiesa"

N. 4/2009

 Editoriale

 Il cammino di una vita  

RIVISTA N. 4/2009 (PDF) 

     

 

Si conclude con la fondazione del monastero di san Giuseppe ad Avila la Vida di santa Teresa, racconto di un' esistenza fitta di incontri, attraversata da tensioni che la piegano e da slanci che la rimettono nuovamente in cammino.

Le direttrici su cui si sviluppa la narrazione, sono quella del disagio di una vocazione incompiuta e quella di una insopprimibile attrazione per ciò che non muta, una instancabile ricerca della verità, condotta attraverso la consegna di sé nelle mani di confessori e guide di spirito.

Questo lungo e faticoso cammino ha un epilogo al capitolo conclusivo del libro, quando Teresa, in uno dei suoi rapimenti, comprende «la verità che è il compimento di tutte le verità» (V 40, 1), e vede «che Dio è verità» (V 40,3). Ne raccoglie quel frutto, che è anche una delle sue più significative espressioni, quella «gran voglia di non parlare se non di cose verissime» (V 40,3-4).

Instancabile viaggiatrice, in Teresa tutto è attraversato da una forza che è movimento senza sosta e in tutte le direzioni: verso il basso, l’inferno e l’abisso del peccato (V 32, 1-3), verso l’alto, in cui si è sollevata (V 20, 3-4), verso dentro, come racconta: «L’anima mia si sentì improvvisamente raccolta, e parve trasformarsi in uno specchio tersissimo, luminoso in ogni parte, al rovescio ai lati in alto e in basso. Nel suo centro mi apparve nostro Signore Gesù Cristo nel modo che sono solita vederlo, parendomi di vederlo in ogni parte della mia anima come per riflesso.»(V 40, 5).

Un viaggio dal sapore dantesco, con le sue faticose risalite, le sue luci purissime, ma a differenza di quello, il percorso di Teresa non è collocato in nessun aldilà.

Esso si stende e si declina tutto al presente, immerso nelle vicende che si vanno facendo e di cui è fatta la sua esistenza. È su questa terra che ella attraversa inferno, purgatorio e paradiso, dei quali sperimenta desolazione (V 32, 1-3) e splendore (V 39, 22-25), e il suo andare resterà sempre sospeso tra questi due abissi di misericordiosa e peccato, di colpa e giustificazione, per grazia.

Il suo canto delle misericordie di Dio ha, in questo, una nota di straordinaria modernità, proprio perché non perde mai la tonalità drammatica, tipica dell’evento di salvezza, che si consuma nell’ora presente, e nel quale l’intera umanità è coinvolta nel gioco rischioso del proprio destino.

Lì dove il cielo sembra posarsi sulla terra, a san Giuseppe ad Avila, in quel «piccolo angolo di cielo» (V 35,12), la sua non sarà una esistenza verticalmente chiusa. Teresa non può chiudere gli occhi su quanto accade in Europa, sullo spettacolo di una cristianità lacerata e divisa o su quello che avviene nelle Indie di recente conquista.

Se il suo patrimonio di esperienza e di grazia sarà messo a disposizione di molti attraverso la pubblicazione dei suoi scritti, sarà la cascata di fondazioni di nuovi monasteri e la creazione del ramo maschile degli Scalzi a permetterle di distribuire a piene mani quel grande tesoro.

di padre Renato Dall'Acqua