«Prima di venire come Giudice giusto, vengo come Re di Misericordia. Prima che giunga il giorno della giustizia, sarà dato agli uomini questo segno in cielo: si spegnerà ogni luce in cielo e ci sarà una grande oscurità su tutta la terra. Allora apparirà in cielo il segno della Croce e dai fori, dove furono inchiodati i piedi e le mani del Salvatore, usciranno grandi luci che per qualche tempo illumineranno la terra. Ciò avverrà qualche tempo prima dell’ultimo giorno...
Da tutte le Mie Piaghe, come da ruscelli, scorre la Misericordia per le anime, ma la Piaga del Mio Cuore è la sorgente della Misericordia senza limiti; da questa sorgente sgorgano tutte le grazie per le anime. Le fiamme della compassione Mi divorano, desidero riversarle sulle anime degli uomini. Parla a tutto il mondo della Mia Misericordia...»
Le anime che hanno tenuto chiusa la porta della Misericordia di Dio sono le anime che hanno immerso Gesù nell’Orto degli Ulivi in una tristezza mortale.
«Procura di vivere nel raccoglimento, in modo da poter udire la Mia voce; essa è tanto sommessa che possono udirla solo le anime che vivono nel raccoglimento…»
Per poter ascoltare la voce di Dio bisogna avere la quiete dell’anima ed osservare il silenzio: non un silenzio tetro, ma il silenzio interiore, cioè il raccoglimento in Dio. L’inosservanza del silenzio procura molti torti al prossimo ma soprattutto alla propria anima! Chi non ha gustato la dolcezza della quiete interiore è uno spirito inquieto e turba la tranquillità degli altri.
Bisogna quindi evitare coloro che mormorano e, se non è possibile, per lo meno tacere in presenza di una mormoratrice, facendo comprendere quanto è penoso ascoltare cose simili.
Parlare poco con gli uomini, ma molto con Dio.
Non confidare le proprie vicissitudini.
Il silenzio è una spada nella lotta spirituale, non raggiungerà mai la santità un’anima ciarliera. Questa spada del silenzio reciderà tutto ciò che volesse attaccarsi all’anima... Siamo sensibili alle parole e rispondiamo subito con sensibilità senza considerare se sia o no volontà di Dio. L’anima silenziosa è forte; nessuna avversità le reca danno, se persevera nel silenzio. In un’anima silenziosa Iddio opera senza impedimenti. Le anime meno raccolte vogliono che anche le altre siano come loro, perché costituiscono per loro un rimprovero continuo.
Se venisse osservato il silenzio non ci sarebbero mormorazioni, amarezze, maldicenze, chiacchiere, non verrebbe maltrattato l’amore del prossimo, molte mancanze verrebbero evitate. Una bocca silenziosa è oro puro e dà testimonianza della santità interiore. Ma anche tacere quando si deve parlare è un’imperfezione e talvolta anche un peccato.
«Figlia Mia, se per tuo mezzo esigo dagli uomini il culto della Mia Misericordia, tu devi essere la prima a distinguerti per la fiducia nella Mia Misericordia. Esigo da te atti di Misericordia, che debbono derivare dall’amore verso di Me. Devi mostrare Misericordia sempre e ovunque verso il prossimo: non puoi esimerti da questo, né rifiutarti né giustificarti. Ti sottopongo tre modi per dimostrare Misericordia verso il prossimo: il primo è l’azione, il secondo è la parola, il terzo la preghiera. In questi tre gradi è racchiusa la pienezza della Misericordia...
Con lo stesso amore col quale ti avvicini a Me, avvicinati agli altri e tutto ciò che fai a loro, lo fai a Me».
Per piacere a Dio una cosa è necessaria: fare con grande amore le cose più piccole. Amore e sempre amore. L’amore puro è felice quando può annientarsi ed ardere come un sacrificio puro, quanto più dà di sé, tanto più è felice.
Ho un ardente desiderio di annientarmi per Dio mediante un amore attivo, ma che sfugga agli occhi degli altri.
«Sappi che quando annienti in te la tua propria volontà, allora la Mia regna in te...
… Non confidare mai in te stessa, ma affidati completamente alla Mia volontà… Non metterti a discutere con nessuna tentazione… Metti l’amor proprio all’ultimo posto, in modo che non contamini le tue azioni. Sopporta te stessa con molta pazienza. Non trascurare le mortificazioni interiori… Allontanati dai mormoratori come dalla peste... Lascia che gli altri si comportino come vogliono, tu comportati come voglio Io da te… Evita la dissipazione. Taci quando vieni rimproverata. Non domandare il parere di tutti, ma quello del tuo direttore spirituale; con lui sii sincera e semplice come una bambina. Non scoraggiarti per l’ingratitudine… Non aver paura della lotta… Non lasciarti guidare dal sentimento poiché esso non sempre è in tuo potere, ma tutto il merito sta nella volontà… Non t’illudo con la pace e le consolazioni; preparati a grandi battaglie… Non aver troppa paura, poiché non sei sola…
Non pretendere mai i tuoi diritti. Sopporta con grande serenità e pazienza tutto quello che ti capita. Non difenderti… Non smettere di essere buona quando ti accorgi che abusano della tua bontà… Sii riconoscente per la più piccola grazia che ricevi da Me… »
Molte sfumature spirituali si nascondono nelle piccole cose. Queste piccole cose hanno una grande importanza per chi tende alla santità: non sorgerà mai un fabbricato magnifico se gettiamo via i mattoni piccoli.
Come è facile santificarsi. Occorre soltanto un briciolo di buona volontà. Se Gesù scorge nell’anima questo briciolo di buona volontà si affretta a donarsi all’anima e nulla può impedirglielo. Se l’anima è fedele alla grazia di Dio in pochissimo tempo l’anima può conseguire la più grande santità che una creatura possa raggiungere su questa terra. Dio dà più di quello che noi Gli chiediamo. La fedeltà nel dare esecuzione alle ispirazioni dello Spirito Santo, è la via più breve.
La strada che devo battere, seguendo le orme di Gesù è la sofferenza, il disprezzo, lo scherno, la persecuzione, l’umiliazione.
«Mi chiami spesso Maestro… sei alunna di un Maestro Crocifisso. Questa sola parola ti basti. Tu sai ciò che è racchiuso nella croce ».
«… Nelle tue sofferenze fisiche e anche morali non cercare comprensione da parte delle creature. Voglio che il profumo delle tue sofferenze sia puro, senza alcuna aggiunta. Esigo che ti distacchi non solo dalle creature ma anche da te stessa… Quanto più ami la sofferenza, tanto più puro sarà il tuo amore verso di Me… Io solo voglio esserci nella tua anima… ». Dio è geloso del nostro cuore e vuole che amiamo Lui solo.
Vidi Gesù davanti a me, privo delle vesti, coperto di piaghe su tutto il corpo, con gli occhi inondati di sangue e di lacrime, col volto deturpato, coperto di sputi. D’un tratto il Signore mi ha detto: ” La sposa deve essere simile al suo Sposo ” . Qui non c’è possibilità di alcun dubbio. La mia somiglianza con Gesù deve avvenire attraverso la sofferenza e l’umiltà.
… La sofferenza è il termometro che misura l’amore di Dio di un’anima.
Le sofferenze sono una grande grazia. Attraverso la sofferenza l’anima diviene simile al Salvatore; nella sofferenza l’amore si cristallizza: maggiore è la sofferenza, più puro diviene l’amore.
Dal momento in cui ho cominciato ad amare la sofferenza, ha cessato per me di essere sofferenza.
Non provo alcuna soddisfazione nella preghiera, la meditazione per me è una gran fatica, la paura comincia ad impossessarsi di me. Penetro a fondo nel mio intimo e non vi scorgo nulla, all’infuori di una grande miseria. Vedo anche chiaramente la grande santità di Dio; non oso alzare gli occhi fino a Lui. Le più semplici verità della fede mi sono divenute del tutto incomprensibili. Mi è venuta una forte idea di essere respinta da Dio: questo pensiero spaventoso mi trafigge l’anima da parte a parte e per questa sofferenza l’anima comincia ad agonizzare. Incomincia ad assalirmi la disperazione... Buio estremo nella mia anima. Una tristezza mortale ha invaso la mia anima a tal punto che non riesco a nasconderla, ma è evidente anche all’esterno. Ho perso la speranza. La notte diventa sempre più buia. Solo Gesù sa quanto è pesante e difficoltoso compiere i propri doveri, quando un’anima è in questo stato di tormenti interiori, le forze fisiche sono ridotte e la mente è offuscata. Il mio cuore è come un sasso, non riesco a trarne neppure un sentimento d’amore per Dio. Sento un gran vuoto nell’anima e non riesco a riempirlo con nulla. Comincio a soffrire la fame e la nostalgia di Dio ma constato la mia completa impotenza. Davanti agli occhi della mia anima c’è continuamente tutto l’abisso della mia miseria. Seguono altri pensieri: a che scopo impegnarmi per le virtù e le buone azioni? Perché mortificarsi ed annientarsi? Perché pregare? Perché sacrificarsi? Perché far di sé un olocausto ad ogni passo?
L’anima perde la presenza di Dio. Si manifestano in essa diversi errori e difetti, coi quali deve ingaggiare una lotta accanita. Tutti gli errori sollevano il capo ma la sua vigilanza è grande. In questa aridità e siccità spirituale l’anima comincia a sentire la giustizia di Dio. Vede come se avesse perso tutti i doni del Padre e sprofonda in una maggiore inquietudine. Satana dà inizio alla sua opera. L’anima è tentata di incredulità riguardo alle verità rivelate, di insincerità di fronte al confessore. Sopporta da sola tutto il peso e spesso si trova sull’orlo dell’abisso!
Ma Dio non permette mai prove al di sopra delle proprie forze. Se manda all’anima grandi tribolazioni, la sostiene con una grazia ancor più grande, sebbene noi non la notiamo. Un solo atto di fiducia in quei momenti, dà più gloria a Dio che molte ore passate nel godimento di consolazioni durante la preghiera. Ora vedo che, se Dio vuole tenere un’anima nelle tenebre, nessun libro né alcun confessore riuscirà ad illuminarla.
Tutte queste prove sono pesanti e difficili, ed Iddio le manda ad un’anima che in precedenza è stata ammessa ad un più profondo rapporto con Lui e che ha già gustato le dolcezze del Signore. Spesso così Iddio prepara le anime per scopi futuri, e le prova come oro puro. Ma questa non è ancora la fine della prova. C’è ancora la prova delle prove, cioè il rigetto totale da parte di Dio. Allora tutti i tormenti e i supplizi del mondo sono nulla in confronto alla sensazione in cui è completamente immersa e nessuno le può arrecare sollievo. Le sembra di aver perduto Dio per sempre e questo pensiero le procura un tormento indescrivibile, erompono dal suo cuore gemiti dolorosi. Giunge il momento supremo della prova. L’anima non cerca più aiuto, si chiude in se stessa e perde di vista tutto ed è quasi come se si rassegnasse al tormento di essere respinta. E’ l’agonia dell’anima. Essa passa le pene infernali, questo è segno di una grande grazia di Dio, è un segno che la vuole in alto nel cielo, ma l’anima non lo capisce e nemmeno un piccolo raggio di luce penetra in essa. Ogni ricordo di Dio è un mare indescrivibile di sofferenze, tuttavia essa ha fame e sete di Lui, c’è qualcosa nell’anima che anela fervidamente a Lui. I suoi sforzi non sono nulla. Essa sta in balia di una mano potente.
Al solo ricordo del martirio passato, mi vengono i brividi. Non avrei creduto che si potesse soffrire così, se io stessa non l’avessi passato. E’ una sofferenza completamente spirituale.
Tu, o Signore, non hai paura di mettere un’anima sull’orlo di una spaventosa voragine, dove essa è spaventata e terrorizzata e la richiami nuovamente a Te. Questi sono i Tuoi incomprensibili misteri.
L’anima che è uscita da quei tormenti è profondamente umile. Avverte il più piccolo tocco della grazia ed è molto fedele a Dio. Essa gode di Lui ininterrottamente. Ora vede quanto si univa a Dio in modo imperfetto, quando lo spirito era unito ai sensi. Adesso vi è un’unione col Signore superiore e più perfetta: è quella intellettuale. Qui l’anima è più riparata dalle illusioni; la sua spiritualità è più profonda e più pura. La sua conoscenza è totale e perfetta; non dettagliata, come prima, ma generale e completa. Gioisce per questo.
Gesù, Ti ringrazio
per le piccole croci quotidiane,
per le contrarietà che incontro nelle mie iniziative,
per il peso della vita comunitaria,
per l’interpretazione distorta delle mie intenzioni,
per le umiliazioni che provengono dagli altri,
per il comportamento aspro verso di noi,
per i sospetti ingiusti,
per la salute cagionevole e per le forze che vengono meno,
per il ripudio della mia volontà,
per l’annientamento del proprio io,
per il mancato riconoscimento in tutto,
per gli impedimenti posti a tutti i miei progetti,
per le sofferenze interiori,
per l’aridità dello spirito,
per le paure, i timori e i dubbi,
per il buio fitto e le tenebre interiori,
per le tentazioni e le diverse prove,
per le angosce che è difficile descrivere e per quelle in cui nessuno ci capisce,
per l’ora della morte, per la dura lotta che la precede e per tutta la sua amarezza.
Ti ringrazio, Gesù, che hai bevuto il calice dell’amarezza, prima di porgerlo a me raddolcito.
Ti ringrazio di tutto.
(Dal “ Diario " di Santa Faustina Kowalska)