"Nel Cuore della Chiesa"

N. 2/2008

 

Editoriale

Educazione: quali percorsi?

RIVISTA N. 2/2008 (PDF) 

Compito urgente, vera e propria «emergenza», la questione educativa è ritornata centro dei pubblici dibattiti, dopo che Benedetto XVI ha utilizzato l’espressione «emergenza educativa», nella Lettera alla Diocesi e alla Città di Roma, del 10 gennaio 2008.

Già in precedenza oggetto di interventi e approfondimenti, la questione si presenta come «sfida decisiva per il futuro della fede della Chiesa e del Cristianesimo» (Discorso dell’11 giugno 2007), e ha assunto «priorità essenziale» nel lavoro pastorale dell’attuale pontefice.

È nella prospettiva della speranza, di chi guarda e giudica con speranza, che Benedetto XVI pone la questione, ed è ancora nella logica della carità, della passione per la storia umana, che è radicata tale urgenza pastorale. Essa scaturisce, come sollecitudine, dalla commozione di Cristo alla vista della folla che lo cerca «come pecore senza pastore» (Mc 6,34).

Da quello sguardo commosso «che evoca le viscere di misericordia e rinvia all’amore profondo che il Padre celeste prova per l’uomo» (Discorso del 21 gennaio 2008) la Chiesa apprende la stessa passione educativa di Cristo, opera della «misericordia spirituale» del Figlio, che «si mise ad insegnare loro molte cose» (Mc 6,34).

Questo insegnamento, che è la vita stessa di Gesù, proposta ai suoi e ai «molti» come «via» e «verità», è posto dall’evangelista significativamente a ridosso di una delle esigenze vitali primarie: il cibo. Sarà la fame della folla a provocare, ancora una volta, la misericordia divina, che risponde con il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci (Mc 6, 35-42).

Se volessimo riassumere il percorso educativo cristiano, così come lo troviamo delineato negli interventi del Pontefice, potremmo usare l’espressione «avvicinare a Cristo e al Padre la nuova generazione, che vive in un mondo in gran parte lontano da Dio»; se volessimo indicare il fine del progetto educativo cristiano, dovremmo usare un termine forte: Santità, come adesione alla Volontà di Dio Padre.

Se c’è un progetto che esalta la persona umana, la sua dignità, la sua libertà (e questo dovrebbe essere il senso dell’educare), che la preserva da manipolazioni ideologiche, che è in grado di rendere grande l’io e renderlo, insieme, responsabile, è proprio questo: la santità.

Senso dell’educazione sarà allora: servire la persona a prendere consapevolezza del progetto di Dio, della Sua volontà, assumere quel progetto e realizzarlo.

Per educare all’incontro con Cristo, per educare alla santità, è «decisiva anzitutto la preghiera», scrive ancora Benedetto XVI (Discorso dell’11 giugno 2007), e sono decisive comunità che siano «esse stesse autentiche “scuole” di preghiera».

Ci poniamo, dunque, delle domande: quali sono i percorsi che il nostro Carmelo può e sa offrire in tal senso, e quanto questa urgenza educativa è avvertita come responsabilità, missione nell’oggi della storia?

Non bastano gli slanci, non bastano le dottrine: occorrono percorsi formativi capaci di far rifiorire l’umano e di rendere fecondi persone, ambienti, culture, anche quelli, apparentemente, tanto lontani da sembrare estranei. 

p. Renato Dall’Acqua