"Nel Cuore della Chiesa"

 N. 4/2007

 

Editoriale

Un frammento di cielo

 

Figli, come siamo, del nostro tempo, ed eredi di un pensiero critico che ci vuole meno ingenui, potremmo chiederci se l’immagine di un Dio sposo non appartenga all’universo fantastico del mito anziché a quello della fede, di una «fede amica della ragione».

Per questa verifica sarà necessario un accostamento rispettoso al testo biblico, sarà pure irrinunciabile l’apporto della millenaria catena di testimoni, maestri, pastori, santi, artisti, uomini e donne di fede, che hanno “interpretato” quella Parola sulla scena della vita.

Come risulta dalla sacra Scrittura la metafora sponsale, considerata con il suo ricco corredo di monili, danze e banchetti, ma anche di terribili tradimenti, costituisce il filo d’oro del racconto teologico della storia della salvezza.

Il Dio biblico è presentato Come «colui che viene» per congiungersi alla sua sposa. Questo disegno è quello che riassume, secondo san Giovanni della Croce, tutta la storia sacra, così come Dio Padre, contemplando il Figlio, la immagina, immaginando per Lui «una sposa che ti ami» (Romanza III), la creatura che donerà al Figlio; per queste nozze il Padre prepara un palazzo, l’intero universo creato, come dimora per gli sposi. (Romanza IV)

Quando il tempo giunge a maturazione il Verbo assume carne e celebra le nozze della sua Incarnazione. (Romanza IX)

L’evento di questa unione, ormai indissolubile, troverebbe il suo tragico epilogo nella morte in croce, se il non poter più venir meno di Dio non rivelasse la pienezza dì significato di quel “per sempre” nella potenza della risurrezione. Aperta al compimento degli “ultimi tempi”, la storia umana diventa tempo di attesa dell’incontro tra lo sposo, Cristo, e la sposa, Chiesa, intesa come umanità che accoglie lo Spirito, da qualunque parte Egli venga.

Dentro questo lungo viaggio che congiunge l’eternità al tempo, il cielo alla terra, si colloca, nella lettura biblica della storia, l’intera vicenda umana, ciò ne rende intelligibili i gesti e le parole, anche la parola amore, matrimonio, da intendere, allora, come espressione e partecipazione, nella somiglianza di origine, all’agire e all’essere di colui che «è Amore».

Ne discende che il percorso dell’umana esperienza seguirà misteriosamente, e dirà, simbolicamente, ogni cosa, al modo dì Dio e con tutte le conseguenze a cui l’amore di Dio è andato incontro nel dono totale di sé dell’Amore fatto «una sola carne», in Gesù Cristo, nato da Maria.

È anche grazie ad artisti visionari come Marc Chagall (vedi immagine di copertina) che riusciamo a sentirci meno estranei ad un inondo immaginato così, dove i confini tra cielo e terra non sono segnati da quella irriducibile distanza che fa percepire le cose come “votate alla morte”.

Interprete ispirato di una condizione umana “viatoria”, egli ha narrato la vita con i colori del sogno, e ne ha curato le ferite con l’arte di un pennello che rivela, in ogni storia d’amore, anche spezzata, un frammento di cielo.

 

                                                                                     Buon Natale

di p. Renato Dall’Acqua