"Nel Cuore della Chiesa"

N. 3/2008

 Editoriale

 Le ragioni del cuore  

RIVISTA N. 3/2008 (PDF)      

 

Scegliere è preferire, pre-diligere, amare una prospettiva più che un’altra, ma è anche, nella maggior parte dei casi, rinunziare a delle altre prospettive. La stessa etimologia del termine decisione dice proprio questo: de-caedere, recidere, troncare.

La rinuncia è una componente ineliminabile della scelta. «Di fatto - scrive a questo proposito Giuseppe Colombero - l’essere umano fin dalla nascita e a ogni tappa della sua crescita viene messo di fronte a delle scelte che si possono dire oggettive. Scelte necessarie per passare da una tappa ad un’altra. Ma scegliere ha il suo rovescio che si chiama rinunciare. Non vi è maturazione, vita feconda, felice e creatrice, che non passi attraverso delle scelte e dunque attraverso delle perdite, degli abbandoni, delle rotture, delle morti, cioè quello che gli psicanalisti chiamano castrazioni simboliche.

La crescita di un essere passa attraverso delle conquiste, delle acquisizioni – soprattutto all’inizio della vita - ma forse più ancora attraverso delle liberazioni. Qui tocchiamo una struttura fondamentale dell’esistenza: ogni accrescimento di vita, per quanto minimo, passa attraverso una morte».

La libertà e dunque la maturità di un uomo, attraversano questo dover scegliere. «C’è una sorta di monoteismo anche qui: non si possono servire tutti gli dei».

Nel mondo di oggi la fatica di scegliere è diventata quasi patologica, non soltanto in riferimento alle scelte fondamentali e allo stato di vita, ma anche in relazione alla enorme quantità di opportunità che si presentano al «consumatore» in ogni campo, opportunità rese allettanti dalla globalizzazione e dall’eccesso di informazione mediatica.

È evidente che questo ha il suo influsso anche sul permanere, a volte oltre ogni ragionevole limite, della fase adolescenziale e al cronicizzarsi di una vera e propria incapacità di compiere scelte stabili e definitive.

La sapienza che è contenuta nelle divine Scritture ci viene incontro per qualche omento: «Là dov’è il tuo tesoro, proprio lì sarà anche il tuo cuore…».

Scegliere un sentimento, potremmo dire, è scegliere un padrone da servire. (...)

Alla base di una scelta stabile può esserci soltanto una grande passione che venga costantemente alimentata sino a raggiungere e a rendere operativo ogni dinamismo intrapsichico. Se il tesoro, ad un certo momento del percorso, cambia indirizzo, perde il suo effettivo valore per me, in modo direttamente proporzionale agli anni che mi separano dalla scelta fatta, il livello su cui ritornare ad agire non può essere soltanto intellettuale o morale. Al contrario è l’amore che ha la capacità di trasformarsi in un grande educatore, di ri-orientare la persona verso il proprio centro unificatore.

Questa consapevolezza esige di trasformarsi in una strategia formativa che non privilegi la dimensione intellettuale e conoscitiva; quest’ultima, peraltro, ha essa stessa bisogno di far ricorso alle ragioni del cuore perché la verità ci appaia in tutta la sua luce.

di Giuseppe Buccellato SDB