"Nel Cuore della Chiesa"

 N. 3/2004

            

Editoriale

...quando mi fu  concesso di capire

 

L'avvenimento ecclesiale della beatificazione della Madre Maria Candida dell'Eucaristia sta provocando in chi ha gioito di esso un salutare contagio, la "riscoperta" di Cristo presente nel sacramento eucaristico. La giovane Maria Barba sapeva che nell'Eucaristia c'era il Signore, andava a Messa e faceva devotamente la comunione, ma ancora non capiva. A 18 anni le fu concesso di capire, quando per un semplicissimo episodio " scoperse la vita di Gesù nel tabernacolo". 

È il Verbo di Dio incarnato, vero Uomo e vero Dio, presente nel mondo; così Egli ha posto la sua tenda nel nostro accampamento di nomadi del deserto. 

Presente, in attesa silenziosa, paziente ed umile di "figli degli uomini" che si rechino a questa tenda del convegno " per consultarlo", per incontrarlo, per riconoscerlo, per stare ai suoi piedi. 

Presente per donarsi, per farsi una sola carne con l'uomo, per la "comunione", per l'incontro d'amore, per farsi presenza sacramentale e viva di Dio stesso nel cuore e nella vita dell'uomo. 

Presente come "compagno", anche se spesso sconosciuto, a fianco di discepoli senza speranza, sulla via del ritorno da Gerusalemme. 

Presente e ora riconosciuto nel suo gesto proprio, nel suo modo di spezzare e di dare il pane, mentre, mangiando quel pane, scompare ai loro occhi. 

Presente per manifestarsi e restare in chi lo ha invitato. 

Resta con noi perché si fa sera.

"Quando Gesù entra nella vita dell'uomo - diceva il Card. Anastasio Ballestrero - diventa una presenza viva e salutare. Se questi fosse più attento a tale presenza, certamente la sua esistenza conoscerebbe meno sere di quelle che sperimenta. D'altra parte Cristo, nella vita dell'uomo, non è una presenza che vuole imporsi, ma è una presenza che preferisce farsi desiderare; e ciò per la discrezione dell'amore, che non è sinonimo di debolezza, ma piuttosto di fedeltà.

Gesù non aveva alcuna intenzione di lasciare soli i due discepoli al termine di quella giornata, ma voleva soltanto che essi assaporassero la gioia di desiderarlo. E questo desiderio non è il frutto della fedeltà dei discepoli, ma dell'amore di Gesù per loro. 

Inoltre i due discepoli così desiderosi di trattenere con loro il Signore, non lo hanno ancora conosciuto. Hanno bisogno di Lui e non sanno ancora chi è. È questa un'esperienza frequente nel cristiano. Ci sono nell'uomo nostalgie e struggimenti che restano tenebrosi, proprio perché il calore del cuore è più grande della luce dello spirito. Il dono di Dio passa spesso di qui. I due discepoli hanno avuto l'umiltà di tradirsi e di manifestare allo sconosciuto la loro paura: <<...perché si fa sera >>. 

L'umiltà che si confessa, la commozione che si manifesta è segno di una disponibilità a ricevere il dono, disponibilità che Dio gradisce e premia con la sua presenza".

L'Eucaristia è il sacramento totale della presenza di Dio, nel cosmo e nella storia, e si è fatto presente nel pane per essere tanto presente nell'uomo da diventare la sua vita:

 

Conosco io ben la fonte

che sgorga e corre,

benché sia notte.

Questa divina fonte sta nascosta

in questo vivo pan, per darci vita,

benché sia notte.

(San Giovanni della Croce) 

 

Volendo risvegliare in noi la meraviglia per la onnipresenza di Dio, condotti per mano dalla Beata Maria Candida e dalla Chiesa di questi giorni, vogliamo contemplare Dio presente nel più piccolo frammento di pane eucaristico e, per esso, dopo averlo accolto, "nel tabernacolo del nostro cuore": 

"Contemplare con doppia fede il nostro Diletto nel Sacramento, vivere di Lui, che ogni giorno viene, restare con Lui nell'intimo dell'anima nostra, ecco la nostra vita! ... I nostri occhi che si chiudono, nell'ansia amorosa di ritrovare Lui, di contemplarlo in fondo al nostro cuore: non è il bisogno che ci ha lasciato la S.ma Comunione del mattino? Non è l'attrazione di Lui, che vi è rimasto, e là vive? Il ciborio del santo Tabernacolo e il ciborio del nostro cuore, io non saprei dividerli". 

(Madre Candida, Colloqui Eucaristici, pg. 119-120)

 

Come già abbiamo fatto in altri numeri di questa rivista, in questo presenteremo il Carmelo di Ragusa, nel suo triplice volto di monache, frati e secolari carmelitani. Motivo è il dono che ha avuto in Madre Candida: vera carmelitana, contemplativa del "Volto eucaristico" di Cristo. La missione del Carmelo ragusano vuole ispirarsi all'esperienza di questa Madre e apprendere da Lei come servire meglio la Chiesa, che tutta "vive dell'Eucaristia".